Le Stelle della Primula

La necessità e l’importanza del silenzioso ascolto di noi stessi e della realtà che ci circonda: questo è il messaggio che manda l’ultima fatica teatrale della Primula, “La voce delle stelle”.

Nel bel teatro “Artemisio” di Velletri, domenica 22 Maggio è andata in scena per la terza volta la rappresentazione della Associazione; la “pièce” era stata – con altrettanto successo, anche se con maggiore presenza di spettatori – a Maiori nel 2014 e nel Teatro Italia a Roma, nel 2015.
Mancavano purtroppo le figure istituzionali  veliterne – nonostante la loro graditissima disponibilità nell’ospitarci a teatro e nell’accoglierci – considerando il non trascurabile valore culturale e sociale della rappresentazione, frutto di un impegnativo laboratorio teatrale, svolto con passione e fantasia da tutti gli attori, dalla regia e dai tecnici. Ci sarebbe piaciuto ringraziarli di persona. Unico dispiacere di un pomeriggio pieno di sole al di fuori del teatro e di un pubblico attento e caloroso all’interno!

La rappresentazione si svolge su una piazza immaginaria, non a caso chiamata “Belvedere Primula”: l’Associazione è un “bel vedere” per le sue molteplici attività, condotte da volontari – studenti, lavoratori, pensionati – tra molte difficoltà, non ultima le necessità del bilancio; ma non potrebbe essere un “bel vedere” se non avesse lei stessa una “bella visione” della realtà, anche nelle situazioni di disagio fisico, psichico, vissuto da persone portatrici di grande ricchezza e dalle loro famiglie.

La trama è originale e aderente alla realtà attuale: cinque amici, due ragazze e tre ragazzi, utilizzando i social network e la tecnologia  “attirano” su una piazza una piccola folla, con l’annuncio di un sensazionale evento a mezzanotte; fanno travestire da “barboni” tre di loro e allestiscono una baracca che funzioni da catalizzatore della gente e completi il convincimento.
Così, una folla variegata di tipi sociali, pian piano si raccoglie e si ferma ad attendere “un evento sensazionale”: un gruppo di turisti che perdono continuamente la guida, sofferente di “problemi di pancia”; due venditrici di fiori, reduci da una giornata assolutamente sfortunata; una sportiva convinta e la sua amica stanca di corse e di diete;  uno strampalato poeta con un amico dallo spirito pratico, ma inaspettatamente fantasioso e poetico; due ubriachi che annegano nell’alcool i dispiaceri d’amore; una smaniosa aspirante attrice in cerca di notorietà, con il suo paziente e innamorato uomo; un gruppetto di spazzini, con nessuna voglia di lavorare; il sindaco – arrabbiatissimo con i barboni e il degrado della piazza– con due assessori; un sfiduciato cantante rock, costretto per vivere a suonare melodie tradizionali nelle pizzerie e nei ristoranti.

Lo scherzo iniziale, si trasforma – senza che i cinque bontemponi potessero prevederlo – in un’esperienza unica, magica, ma “reale”: osservare le stelle, in assoluto silenzio e ritrovare emozioni e sensazioni che ognuno dei “tipi umani” ricerca nel fare, nel progettare, nell’alcool o nella frenetica attività sportiva; nel successo o in un’ispirazione nascosta nelle pieghe della società “sorda e cieca”.

Le stelle hanno voce, se sappiamo usare o ri-usare quei “canali” oscurati e frastornati dall’inquinamento tecnologico ed economico; ma soprattutto se siamo capaci di trovare una diversa dimensione sociale, che possa favorire un dialogo ed una comunicazione non solo di parole, ma di esperienze più profonde; se  sappiamo ritrovare fiducia negli altri e in noi stessi.
Come sempre, gli attori dimostrano presenza scenica e capacità di recitazione non comune trai dilettanti; Stefania Ambrosi, autrice  e regista, sa ben orchestrare l’azione tra le diverse scene e “cuce” perfettamente i personaggi sui singoli attori: risultati di una lunga frequentazione e di un lungo lavoro insieme.

Non sono mancate le difficoltà, nonostante il lavoro teatrale fosse noto: gli inevitabili “abbandoni” da parte di volontari, i nuovi graditi ingressi, le assenze non volute: tutto ciò ha richiesto una revisione del copione, che non ha tolto, ma aggiunto stimoli e inventiva alla recitazione. Ed il successo – come detto da Stefania nel backstage, prima di andare in scena – è arrivato ancor prima che si aprisse il sipario: lo stare lì, insieme in cerchio, mano nella mano ricordando il cammino fatto, guardandoci negli occhi.

26 maggio 2016
Maurizio Rossi
“Fior de giaggiolo
ste foto sò momenti presi ar volo
de na felicità cantata ‘n coro!”

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